Toti tui

Archivio per aprile, 2006

Come amo Gesù Abbandonato

 

 

Primo passo

Al mattino, come è possibile al risveglio, mi predispongo così: “Oggi lo voglio attendere”. Non so cosa mi porterà la giornata, ma so che, in modo imprevedibile, Gesù Abbandonato verrà a me nelle difficoltà, nelle delusioni, forse perfino nelle mie mancanze, in brutte e dolorose notizie.

Gli dichiaro che Egli può venire tranquillamente, che Lo attendo.

 

Secondo passo

Durante il giorno incontro, quasi sempre diversamente dall’attesa, il negativo attorno a me o in me. In questo momento è importante riconoscerLo subito senza tentennamenti. Non esiste bisogno o colpa in cui Egli nel suo abbandono non sia già presente. In tal modo ogni dolore è suo “sacramento” e ciò che importa, dentro il segno di questo dolore, è riconoscere il volto del Crocifisso e Abbandonato e amando, adorarLo subito.

 

Terzo passo

Nell’incontrare qualcuno, non solo registro qualcosa, ma lo osservo e lo saluto. Lo chiamo per nome.

Il fatto di chiamare per nome ogni volta Gesù Abbandonato è un esercizio prezioso e molto più di un accorgimento superficiale. Non più “una cosa”, ma un “Tu”. Proprio così ogni mia azione diventa contemplazione.

 

Quarto passo

Preparare una festa a Gesù Abbandonato. Con questo intendo dire di accoglierLo non solo non tentennando, come si trattasse di un fatto inevitabile, o come di accogliere qualcuno che, pur mio amico, mi capita però inopportunamente.

Invece voglio che Egli non resti seduto in sala d’attesa nemmeno un istante, ma accoglierLo subito, al centro del mio amore, della mia gioiosa disponibilità. Questo è il passaggio nell’amore attraverso il dolore, nella Pasqua attraverso l’abbandono.

Solo chi ama così l’Abbandonato è in quel giorno di festa che non conosce tramonto, perché il suo sole, l’Amore, non tramonta mai.

 

 

Klaus Hemmerle, vescovo di Aachen, +1994

(da un suo discorso)

Occhi di Pasqua

Auguro a tutti noi occhi di Pasqua,
capaci di guardare nella morte
sino a vedere la vita,
nella colpa sino a vedere il perdono.
Nella separazione sino a vedere l’unità,
nelle ferite sino a vedere la gloria,
nell’uomo sino a vedere Dio,
in Dio sino a vedere l’uomo,
nell’io sino a vedere il tu.

E, insieme a questo, tutta la forza della Pasqua!

 
(Mons. Klaus Hemmerle)

La gentilezza di Dio

 

 

Verso le 18:45 sono uscito sul tratturo dietro casa per la passeggiatina serale e pian piano ho raggiunto l’ultimo filare di vite, quello che mio padre chiama “a piantà dea framboea”.

Giunto in testa al campo il vento mi ha avvisato della presenza di viti da cui intenzionalmente non erano stati asportati i grappoli, nella vendemmia di cinque giorni fa.

Trovato con gli occhi ciò che il fiuto aveva presentito, con due dita ho staccato l’acino apicale di uno splendido grappolo, dato che la posizione in carrozzina non mi consentiva di staccarlo intero.

Gustatane con calma la dolcezza, ho proseguito la mia ispezione lungo il filare. Dopo una ventina di metri sono tornato sulle tracce lasciate dalle ruote e mi sono fermato esattamente di fronte alla vite che qualche minuto prima aveva attirato la mia  attenzione.

Ebbene, proprio in quell’istante, da uno dei tralci, si stacca un grappolino turgido d’acini profumati che va ad arrestarsi su di una biforcazione del tronco, ad altezza accessibile…

Quanto misteriose sono, o Dio, le vie per le quali ci raggiunge ogni giorno il tuo amore di Padre!

 

(dal Diario di Tommaso Gastaldo – 2 ottobre 2004)

Il passaggio del testimone…

Ai giovani

 

 

«Cari amici,

 siete venuti qui per affermare che non accetterete di essere strumento di violenza e distruzione; che difenderete la pace, pagando, se necessario, di persona. Voi non vi rassegnerete a un mondo nel quale altri uomini muoiono di fame, restano analfabeti o non trovano lavoro»

 

Papa Giovanni Paolo II