Silenzio, isole, davanti a me; nazioni, attente alla mia sfida!
Si accostino per parlare, compariamo insieme in giudizio.
[…]
Chi lo ha fatto ed eseguito?
Colui che chiama in antecedenza le generazioni.
Io, il Signore, il primo, io sto con gli ultimi
(cf. Schoekel, L.A. – Sicre Diaz, J.L., I profeti, Borla, 1989, p. 316).
La sfida di cui parla il testo biblico è lanciata da Dio in persona alle nazioni e ai loro dèi, su di uno scenario universale – isole remote comprese – e in un arco temporale altrettanto universale: la storia umana.
Una storia con tanti attori, ma un solo autore. E’ così pure del giudizio convocato: vi sono tanti attori come controparte, ma un solo Giudice.
“…se qualcuno ha qualcosa da arguire in contrario, lo dica”, chiosa il biblista.
Alla sfida, terribile, risponde il silenzio attonito degli sfidati.
“Tutti tacciono e [alla serie di domande, che Lui stesso ha posto, ndr] risponde il Signore, presentandosi per nome come l’autore di tutta la storia, che egli suscita con la sua parola e accompagna con la sua presenza, abbracciandola per intero” ( op. cit., p. 317).
All’inizio del III millennio, il tema della GMG di Colonia voluta dal Papa dei giovani non può non evocare alla mente di chi cerca di leggere i “segni dei tempi” il testo citato del Secondo Isaia. Non fosse altro che per quell’ “Io, il Signore, il primo, io sto con gli ultimi” : l’Atteso delle genti, che i Magi si recarono ad adorare, è un bambino, un neonato che con sua Madre trovò ricovero in un umilissimo riparo.
Giovanni Paolo II, nel Discorso di annuncio della XX GMG 2005:
Ripercorrendo con fede l’itinerario del Redentore dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce, comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori; nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi. Non esitate, cari giovani, a rispondergli quando vi invita "al banchetto di nozze dell’Agnello" (cfr Ap 19,9). Ascoltatelo, preparatevi in modo adeguato e accostatevi al Sacramento dell’Altare, specialmente in quest’Anno dell’Eucaristia (ottobre 2004-2005) che ho voluto indire per tutta la Chiesa.
"E prostratisi lo adorarono" (Mt 2,11). Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell’Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore.
"Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra" (Mt 2,11). I doni che i Magi offrono al Messia simboleggiano la vera adorazione. Mediante l’oro essi ne sottolineano la regale divinità; con l’incenso lo confessano come sacerdote della nuova Alleanza; offrendogli la mirra celebrano il profeta che verserà il proprio sangue per riconciliare l’umanità con il Padre.
Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgotha.
Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica.
Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.
L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Adorate Cristo: Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana.
A Colonia si sono diretti, come i Magi, fisicamente o anche solo spiritualmente, tanti giovani, che nel loro cuore stanno decidendo o hanno già deciso chi adorare.
San Giovanni, nella sua Prima lettera: “Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno” (2, 13). L’annuncio centrale della Lettera, come è noto, è che: ”Dio è amore” (4, 8).
Non c’è retorica nel dire che migliaia e migliaia di cristiani adulti e anziani, come pure moltissime comunità cristiane, stanno intensificando la preghiera perché l’evento storico numero 2 del 2005 sia quel "momento di Dio” che la Madre del Bambino di Bethlehem desidera ardentemente, per la gloria di Dio, il costante ringiovanimento della Chiesa, la gioia piena dei giovani.
Entrambi gli eventi creeranno nel mondo un’ellisse ideale di conversione e di evangelizzazione, con due fuochi di riferimento: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
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