Toti tui

Archivio per ottobre, 2005

IL MIO PRIMO ROMANZO

Al post del 27 ottobre.
 
Segnalo pure, di ALDO CAPPELLOTTO: Evangelizzazione in osteria,
libro che ha per sottotitolo "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia", nato da alcune lezioni che l’autore ha tenuto ad un gruppo di persone, con un dialogo molto serrato.

Come i passeri nel cielo

Il Santo Padre, dopo il concerto nella Sistina dei Regensburger Domspatzen ha così giocato sul nome "Spatzen", passeri, dato ai fanciulli del coro del Duomo di Ratisbona:

"Cari amici, ascoltando, veniva spontaneo alla mente il Salmo 84: ‘Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi’. L’orante del Salmo 84 vede se stesso come un passero che ha trovato presso gli altari di Dio il luogo della sua collocazione preferita, il luogo dove può dimorare ed essere ‘beato’. L’immagine del passero è un’immagine gioiosa, mediante la quale il salmista vuole dire che tutta la sua vita è diventata canto. Egli può cantare e volare. Il cantare stesso è quasi un volare, un sollevarsi verso Dio, un anticipare in qualche modo l’eternità, quando potremo ‘continuamente cantare le lodi di Dio’".

(da: EspressoBlog/Settimo cielo, del 26-10)

I segni commoventi della presenza del Regno

“In fondo all’anima, tuttavia, essa attendeva un avvenimento. Come i marinai che si sentono perduti, essa volgeva di qua e di là degli sguardi disperati, cercando in lontananza qualche vela bianca tra le nebbie dell’orizzonte. Non sapeva che cosa aspettasse, quale caso; né da qual vento questo sarebbe portato, né a qual riva condurrebbe lei; se fosse scialuppa o bastimento grande, se carico d’angosce o pieno di felicità fino alle murate. Ma ogni mattina, appena sveglia, incominciava a sperare che sarebbe venuto quel giorno; e ascoltava tutti i rumori, si alzava di soprassalto, si stupiva che non capitasse nulla; poi, al tramonto, sempre più triste, desiderava di esser già al domani” .

Non conosco una descrizione migliore dello smarrimento della vita quotidiana e della nostra natura mendicante, di questo ritratto di Emma Bovary. Dissipiamo giornate, mesi e anni, dissipiamo giovinezze, maturità, esistenze aspettando la nave della nostra vita sulla spiaggia sbagliata o – peggio – perdendo mille volte l’appuntamento col Destino per non sapere o voler riconoscere l’Atteso/a. O imbarcandoci per fretta o per disperazione o per superficialità su un naviglio sbagliato, che porta fuori rotta e alla deriva.

Dacché – per grazia – sono stato trovato, e poi perduto e ritrovato mille volte ancora, e abbracciato ogni volta più forte, mi sembra che tutti i porti e tutti i moli siano quelli giusti; e che tutti i volti in attesa o alla ricerca di qualcuno, dischiudano per me i loro segreti destini, le loro storie; e che tutti gli angoli del porto rivelino l’atteso arrivo, l’abbraccio desiderato, la possibile felicità. Meglio: che rivelino Colui che non si stanca mai di arrivare per chi lo attende e di mendicare il suo abbraccio. Basta tenere gli occhi aperti e il cuore desto. Basta riconoscerLo, magari sotto sembianze impreviste. In un incontro casuale, su un molo che non credevi potesse riservarti una simile sorpresa: la Bellezza, il senso della vita, il Destino. “Al Senatore Onesimo Sanchez mancavano sei mesi e undici giorni a morire quando incontrò la donna della sua vita. La conobbe nel Roseto del Viceré, un paesetto illusorio che di notte era una darsena furtiva per le navi d’altura dei contrabbandieri, e invece in pieno sole sembrava il cantuccio più inutile del deserto, davanti a un mare arido e senza rotte, e così discosto da ogni cosa che nessuno avrebbe sospettato che lì vivesse qualcuno capace di far deviare il destino a qualcun altro” .

Dopo aver letto l’incipit di questo racconto di Garcia Marquez ho sempre pensato che il Roseto del Viceré sia la vita quotidiana, che pare “il cantuccio più inutile del deserto” (ove però ha luogo) il “corpo a corpo” che ognuno di noi ha ingaggiato col suo destino.

Destini umani, ma abbracciati dallo sguardo divinamente amoroso di Dio, che in Gesù Cristo si è fatto presenza umana, dolce e potente.

Tante storie, struggenti o drammatiche, belle, dolorose e toccanti, che raccontano questo tempo che grida per le doglie del parto, questo tempo conteso fra la vecchia creazione (inquinata dalla morte e dal Male) e la nuova creazione, la vita che non finirà, quando ogni lacrima sarà asciugata dal nostro volto.

… un bambino, viveva a Desio, in Brianza, dov’era nato. Era ancora buio, quel giorno, solo all’orizzonte si poteva cogliere qualche segno dell’aurora. Lui uscì di casa tenuto per mano dalla madre per andare con lei alla prima messa. La donna, una povera madre intrisa di sapienza cristiana, in quell’immenso silenzio della campagna lombarda, se ne uscì con un’esclamazione spontanea che si scolpì letteralmente nel cuore del figlio: “Com’è bello il mondo! E com’è grande Dio!”. 

… in questa notte ancora fredda e pungente d’inizio millennio, che fa intravedere le luci dell’aurora, come i bambini indicatici da Gesù impariamo anche noi ad accorgerci di quanto è bello il mondo, come è grande Dio, com’è immenso il Suo operare, come sono commoventi i segni della Sua presenza fra noi, piccoli mortali trafitti dal raggio della Grazia.

Che la gratitudine ci scoppi dentro al cuore: l’attesa della sera, ormai, profuma di speranza.

 
(libera riduzione da: www.antoniosocci.it)

Il regno di Dio

Dal Vangelo secondo Luca 13,18-21.

Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? E’ simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami». E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? E’ simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata».

Commento di :

Simeone il Nuovo Teologo (circa 949-1022), monaco
Inno 17

Il regno di Dio

Ti mostrerò chiaramente che ti occorre ricevere quaggiù tutto il Regno dei cieli, se vuoi entrarvi anche dopo la tua morte. Ascolta Dio che ti parla in parabole : « A che cosa è simile il Regno dei cieli ? È simile, ascolta bene, ad un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell’orto ; poi è cresciuto e, in verità, è diventato un albero ». Questo granellino, è il Regno dei cieli, è la grazia dello Spirito divino, mentre l’orto, è il cuore di ogni uomo, là dove, chi l’ha ricevuto, nasconde lo Spirito nel profondo del suo animo, nei recessi delle sue viscere, perché nessuno possa vederlo. E lo custodisce con ogni cura perché cresca, e diventi un albero e si innalzi verso il cielo.

Se dunque dici : « Non quaggiù, ma dopo la morte, riceveranno il Regno coloro che l’avranno desiderato con fervore », sconvolgi le parole del Salvatore nostro Dio. E se non prenderai quel granellino, quel granellino di senapa, come egli ha detto, se non lo gettera i nel tuo orto, rimarrai completamente sterile. In quale altro momento, se non ora, pensi di poter ricevere quel seme ?

« Quaggiù, ricevi il pegno, dice il Maestro ; quaggiù, ricevi il sigillo. Fin da quaggiù accendi la tua lampada. Se avrai buonsenso, per te, quaggiù, diventerò la perla (Mt 13,45), quaggiù sarò il tuo chicco di grano e come il granellino di senapa. Quaggiù divento per te il lievito che fa lievitare la pasta. Quaggiù sono per te come acqua e divento un dolce fuoco. Quaggiù divento il tuo vestito e il tuo cibo e la tua bevanda, se lo desideri ». Questo dice il Maestro : « Se dunque, fin da quaggiù, mi riconoscerai come tale, lassù allora mi possederai ineffabilmente, e diventerò tutto per te ».

 

Vangelo secondo Marco 10, 14:

 Gesù […] disse loro: «Lasciate che i  bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio».

«Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova».

"Non di rado,
nel mondo moderno,
ci sentiamo perdenti.
Ma l’avventura della speranza ci porta oltre.

Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole:

«Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova».

Quanto sono vere queste parole!

Nel cuore di ogni persona c’è un’infinita sete d’amore e noi, con quell’amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla"

 

François Xavier Nguyen van Thuân

Verrà anche il nostro ultimo giorno…

« Non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi
   come un ladro » (1Tes 5,4)
 
« Verrà anche il nostro ultimo giorno, questa è cosa sicurissima ; ma quando, dove e come, questa è cosa molto incerta. Sappiamo soltanto, come è stato detto prima di noi che « con gli anziani, sta sulla soglia, mentre coi giovani sta in agguato » (S. Bernardo).
 
(Beato Guerrico d’Igny (circa 1080-1157), abate cistercense -Discorso 3 per l’Avvento, 1 ; SC 166, 119)

WORD of LIFE – October 2005

«Then repay to Caesar what belongs to Caesar and to God what belongs to God»

How should we live this Word of Life?
By renewing our respect, our sense of responsibility for and our commitment to civic affairs, by honoring the law, protecting life, and maintaining the safety and order of society’s structures: public buildings, roads, means of transportation, and so forth.
We can do it, not by taking a back seat but by offering an active contribution, decisive and well-thought-out ideas, proposals, and suggestions on how to improve our neighborhood, city and nation. We can volunteer our services in social and healthcare agencies, and we can increasingly improve the quality of our work. By fulfilling our responsibilities with competency and love we can truly serve Jesus in our brothers and sisters, and thus help the government and society to respond to God’s plan for humanity and to be completely at the service of each human person.

«Then repay to Caesar what belongs to Caesar and to God what belongs to God»

Andrea Ferrari, a bank clerk in Milan, was able to live out this Word of Life in the office where he worked. “Every morning,” he once wrote, “just a few minutes before 8:30, I walk into the office building, punch the time clock and my day at work begins. It’s an odd sort of job; I’m always coming and going, up and down stairs, waiting in front of closed windows, receiving and giving out forms – and I’ve been doing it for years now. If I keep loving always, even when under stress, for example, with letters that have to be written over and over again, I will have done all that is expected of me, because I feel quite certain that Jesus is the one who has chosen this place for me.”
“I am a bank clerk,” he would say with simplicity to Jesus, “and I want to serve you as a bank clerk. This is my life, Lord. I want to fill it with Love!”
An elderly woman remarked that she always felt Andrea treated her not as an anonymous customer but as a “person.” One day she wished to express her thanks and brought him a bag full of fresh eggs!
At thirty-one years of age, Andrea lay dying in a hospital in Turin, as a result of a traffic accident. “Am I to die like this, alone, without seeing anyone?” The nun nursing him responded that one needs to accept the will of God. On hearing these words, Andrea took courage and smiled. “We have learned to recognize God’s will as our ideal, always, even in the small things,”(1) he responded, and then he added with his usual wit, “even in front of a red light.”
He had obeyed God, and in this obedience of love he returned to God.

1) Igino Giordani, Tre focolarini, Rome, 1967.

Chiara Lubich

Farsi “specchio terso”, ogni nuovo giorno, gli uni per gli altri

Ognuno di noi è chiamato ad aprire le porte del cuore per consentire l’appartenenza reciproca ad un unico Amore. "Quando uno è disperato – ha sottolineato di recente Papa Benedetto XVI – non vede come andare avanti, ha bisogno della consolazione, che qualcuno sia con lui, dia coraggio, faccia il ruolo dello Spirito Santo consolatore: aiutato dallo Spirito Santo stesso. Questo è un invito a fare noi stessi l’opera dello Spirito Santo Paraclito". Siamo intenzionati ad andare lì dove la disperazione altrui ci chiama per portare la consolazione di Dio? Quando gli sguardi di chi mi vive accanto si spengono o si rattristano, quello è il campanello che suona alla porta della mia fede. Può costare questa attenzione quotidiana, ma il nostro volto è stato creato per guardare l’altro, non noi stessi. Siamo noi che abbiamo inventati gli specchi. Il Signore ci ha reso l’uno specchio dell’altro, perché se l’altro mi sorride io concludo di essere bene accetto, stimato e considerato, piacevole e attraente, se l’altro mi guarda con freddezza o con lineamenti tirati concludo di essere poco accolto, antipatico forse, poco desiderabile. Io non posso guardarmi. Essere Eucaristia allora non sarà avere costantemente il mio volto rivolto al Signore e ai miei fratelli? La bellezza dell’essere guardati è una perla preziosa per l’uomo. La solitudine nasce da questo sguardo mancato, la disperazione dal non sentirsi più oggetto di sguardo da parte di alcuno. I bambini, più sono guardati, più crescono sereni… perché si ricevono dallo sguardo di chi li ama. E noi continueremo a vedere tutti senza guardare nessuno?
 
(sr teresa della +  o.carm.)